venerdì 4 gennaio 2013

Holy Sonnets n°10




Morte non essere fiera, sebbene alcuni ti abbiano chiamata

potente e terribile, perché tu non lo sei,

perché coloro che tu pensi di sconfiggere,

non muoiono, povera morte, né tu mi puoi uccidere.

Dal riposo e dal sonno, che non sono altro che tue immagini,

molto piacere, quindi da te un piacere molto maggiore si deve trarre,

e più in fretta i nostri migliori uomini se ne vanno con te,

riposo per le loro ossa e liberazione dell’anima.

Tu sei schiava del Destino, del caso, del re, e degli uomini disperati,

e convivi con il veleno, la guerra e la malattia,

e il papavero o gli incantesimi ci fanno dormire altrettanto

e meglio del tuo colpo; allora perché ti gonfi?

Dopo un breve sonno, ci svegliamo per l’eternità.

E la Morte non ci sarà più; Morte, tu morirai.

(John Donne)

2 commenti:

Sari ha detto...

Un canto alla morte vicino a un anno neonato, con ancora tutta la vita davanti.
Ti abbraccio Fausta, e con te quel che ti ha fatto scrivere.

pierperrone ha detto...

Cara Nonna, una poesia bellissima, anche se malinconica.
La morte è la sfidante più ardua anche per i poeti.
C'è una poesia bellissima di Wislawa Szimborska, forse la conosci,
"Sulla morte, senza esagerare"

Non s'intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.
Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.
Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
né scavare una fossa,
né mettere insieme una bara,
né rassettare il disordine che lascia.
Occupata a uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo né abilità.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.
Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!
A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più di un bruco
la batte in velocità.
Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo svogliato lavoro.
La cattiva volontà non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
è, almeno fin ora, insufficiente.
I cuori battono nelle uova. Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.
Chi ne afferma l'onnipotenza
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.
Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.
La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.
Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto.

Si, ma resta che la sfida con quel contendente è sempre dura.
Anche la vittoria di un poeta - la vittoria più assoluta, la più estrema, la vittoria della verità di una poesia, che dentro di noi, ognuno per ognuno, è la Verità assoluta ed estrema - ecco anche una vittoria così, sul tema della morte resta indecisa...
Vince una battaglia, due...
Poi, anche il poeta deve tornare continuamente su quel campo di battaglia...

Un salutone!
Piero